Chi è Angelo Masini della scuola in corso Garibaldi? “L’artista si dedicò generosamente ad atti benefici, l’ultimo dei quali permise la fondazione del liceo musicale di Forlì”, si legge nel Dizionario Biografico degli Italiani. Masini artista generoso e ricco. Anzi ricchissimo. Eppure non comincia così la sua biografia.
Angelo Masini nasce a Forlì il 28 novembre del 1844. Viene affidato a una balia e poi a un’altra donna ancora. Torna dai genitori nel 1850 e non appena l’età lo permette lavora nella bottega del padre, calzolaio. Leggiamo: “…il Masini iniziò nel contempo a coltivare da autodidatta la passione per il canto”.
Cioè Angelo cantava. Cantava e cantava. Coltivare da autodidatta vuole dire che uno appena ha tempo fa quel che può per approfondire il talento. In questo caso il canto, anzi il bel canto.
“Dopo una prima fallimentare esperienza nella scuola d’un maestro locale…”
Attenzione. Non è lui il fallimento. Piuttosto il maestro che guarda senza vedere, anzi che ascolta senza sentire. Il visibile resta invisibile.
Ma Angelo è tenace tanto che “…verso i diciotto anni si recò a Bologna per un’audizione con la celebre cantante Virginia Gazzuoli Boccabadati…”
A Bologna! Andare a Bologna da Forlì, nel 1862, vi rendete conto? Diciotto anni, senza un soldo in tasca e con la passione per il canto che gli scoppia in cuore: così doveva essere “…che, riconoscendone il promettente potenziale, lo incoraggiò a proseguire nello studio”.
Per mancanza di mezzi non può trasferirsi a Bologna, deve tornare a casa. E qui viene il bello: perché a Forlì incontra il soprano belliniano Gilda Minguzzi Zoli.
Guardiamola questa Forlì del 1862. C’è un giovane calzolaio, futuro tenore in nuce. E c’è la soprano Gilda Minguzzi Zoli. E lei sì che lo ascolta. Oh, se lo ascolta. Lo educa, lo sostiene, lo incoraggia. Quando dico che voglio rendere visibile l’invisibile è questo che intendo.
Mentre studia, Angelo s’innamora. “Nello stesso periodo il Masini conobbe Annunziata Clabacchi, di umilissime origini, che sposò e dalla cui unione nacquero Francesco ed Edgardo”.
Oggi è pensiero comune che i figli blocchino la possibilità di un lavoro, per chi lo cerca, e di carriera, per chi il lavoro ce l’ha. Non così per Angelo Masini, anzi essere padre lo rende ancor più deciso. Me lo vedo, dopo la nascita del primo figlio, seduto al tavolo della cucina, fare due conti con la sua Annunziata. -Io son povero, tu anche, che futuro ci diamo al nostro bambino? E a noi? Voglio una vita bellissima, mica così. -E come ci arriva una vita bellissima, Angelo? -Con l’unica cosa che mi riesce bene, Annunziata. Cantando.
Accade. “Il noto impresario Scalaberni, all’indomani del debutto del Masini nella Norma di Bellini a Finale Emilia, nell’aprile del 1868 gli offrì un contratto triennale.”
Da lì parte una serie di scritture che non si fermano più. Tra alti e bassi poiché a causa dell’inesperienza Angelo è soggetto ad attacchi di panico, e come non crederci. “Giuseppe Verdi lo diresse anche in Aida al théâtre des Italiens, con tale consenso di pubblico che lo spettacolo registrò l’incasso più elevato mai ricavato dal teatro”.
Da qui in poi ci vorrebbero tre pagine per elencare i teatri dove si esibì, le arie che cantò, i Maestri che lo diressero. Saltiamole e arriviamo al gran finale.
“Il M. si ritirò a Forlì in una condizione di estrema agiatezza, dopo avere accumulato nel corso della sua carriera enormi guadagni amministrati con singolare oculatezza. Artista passionale ed emotivo sulle scene, uomo riservato e schivo nel privato, si dedicò generosamente ad atti benefici, l’ultimo dei quali permise la fondazione del liceo musicale di Forlì, sorto per suo espresso desiderio grazie a una cospicua donazione al Comune”.
Ecco perché il Masini in Corso Garibaldi si chiama così.
Qualcuno ha guardato Angelo vedendolo, lo ha ascoltato sentendolo. E io sono convinto che proprio questo sguardo che lui si è sentito addosso gli abbia gonfiato il cuore di gratitudine e generosità. In effetti Angelo poteva diventare il tenore Masini, sperperare i propri averi o tenerli per sé e tutto sarebbe finito lì. A guardare bene l’Istituto Musicale Angelo Masini non è appena nato dal suo talento. È nato dal suo cuore generoso.
Siamo accumunati in questo lavoro di svelamento della Bellezza: amministratori e artisti, insegnanti e allievi. È il vero lavoro culturale, quello che cambia noi stessi e perciò la storia della nostra città. L’augurio è quello di lavorare sempre così!
Foto tratte dal Concerto degli insegnanti ed allievi Istituto Musicale Masini
cartellone ERFestival, Arena san Domenico, Forlì 30 agosto 2020
Gentile Assessore, mi compiaccio per aver ricordato il celeberrimo tenore forlivese Angelo Masini a cui da oltre un ventennio ho dedicato studi e ricerche approfondite. Mi auguro che la nostra città gli dedichi più spazio, visti gli alti meriti artistici e la sua immensa generosità anche nella stessa Forlì. Ad esempio, contribuì con la somma elargita all’erezione del monumento marmoreo ad Aurelio Saffi, opera dell’artista napoletano Filippo Cifariello, che fu inaugurato il 4 settembre 1921 nella Piazza Maggiore della sua Forlì (La Giunta Municipale deliberò il 5 settembre 1921 che, “dopo l’inaugurazione del monumento ad Aurelio Saffi avvenuta ieri, la Piazza Vittorio Emanuele si intitolerà, d’ora in avanti, ad Aurelio Saffi” dal Verbale del 5 settembre 1921). Alla sua morte il figlio Edgardo e il nipote Raul, per aderire ad un desiderio espresso ripetutamente dal tenore, rispettarono fedelmente la volontà dell’estinto. Un milione di lire fu infatti assegnato in beneficenza, così ripartito: £.500.000 furono divise fra le Istituzioni più bisognose della sua città, Forlì, e le altre 500.000 lire furono devolute alla “Casa di Riposo per i Musicisti” fondata a Milano da Giuseppe Verdi…. Cordialmente