Forlì prepara le celebrazioni nel 700esimo anniversario della morte di Dante

si tratta di frammenti della Divina Commedia di Dante Alighieri in cui compaiono alcuni canti dell'Inferno e del Purgatorio) venne ritrovato nell'archivio del Comune di Forlì.

Su Dante è imponente la raccolta nella Biblioteca forlivese, al Palazzo del Merenda

Firenze e Ravenna sono le due grandi città collocate all’inizio e alla fine della vita di Dante.

L’una lo esilia; l’altra ne celebra il funerale, nel 1321, e da allora ne custodisce la tomba. Passano gli anni, Firenze si accorge del genio di Dante. Inizia la diatriba con Ravenna. Con Firenze che rivuole la salma, e Ravenna che nasconde i poveri resti per paura che i fiorentini li trafughino. Ma tra l’esilio e la morte che succede a Dante? Perché Dante non esce da Firenze e arriva dritto dritto a Ravenna. Non va così.

In mezzo, (nel mezzo…), ci fu Forlì. Città dantesca divenuta tale per la generosità e lungimiranza della nobile famiglia forlivese degli Ordelaffi, che dal 1307 al 1308 ospitò l’esule.

Per questo celebreremo il Sommo Poeta in occasione del 700esimo anniversario della sua morte.

Di certo è una straordinaria occasione per Forlì per accrescere il proprio peso come città d’arte e di turismo, obiettivo su cui siamo fortemente impegnati.

Il grande evento forlivese sarà la Mostra su Dante al San Domenico organizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, in collaborazione con il Comune di Forlì e gli Uffizi di Firenze, dal 12 marzo al 14 luglio 2021.

La scelta di Forlì come scenario dell’esposizione è parte di una strategia più ampia e complessiva di valorizzazione sul piano nazionale di un’intera città.

Di Forlì quale città dantesca, così come sono significative le citazioni del Poeta riferite a luoghi, fatti e personaggi forlivesi contenute nella Divina Commedia, altrettanto significative sono le innumerevoli testimonianze disseminate nel tessuto urbano, nella nostra biblioteca e nei nostri musei.

La Biblioteca comunale forlivese Aurelio Saffi, infatti, all’interno del Palazzo del Merenda su corso della Repubblica, custodisce autentici pezzi di storia. Sono presenti opere dantesche risalenti al XV secolo, come la pergamena che vedete in foto stampata a Venezia da tipografi forlivesi. Dunque è forte il legame tra il Sommo Poeta, e la nostra città.

Alcuni spunti storici

Dante soggiorna a Forlì dal 1307 al 1308 alla corte di Scarpetta Ordellaffi – fonte Storie di Flavio Biondo

Luoghi

Fiume Montone.

Il fiume che attraversa Forlì, che riceve a S. Benedetto in Alpe il torrente Acquacheta, e che non ha ancora un nome ben definito quando il poeta giuge a Forlì, è citato nella Divina Commedia

“Come quel fiume ch’ha proprio cammino

Prima del Monte Veso in ver levante,

dalla sinistra costa d’Appennino,

che si chiama Acquacheta suso, avante

che si divalli giù nel basos letto,

e a Forlì di quel nome è vacante (Inferno, XVI, 94)

Lapide alla base del campanile della Chiesa di San Mercuriale a ricordo del sanguinoso mucchio (1282)

Un secolo dopo che fu innalzato, il campanile vide nell’area a se antistante la famosa strage dei francesi al soldo di Martino V, che Dante ricorda con la terzina:

La terra che fe’ già la lunga prova

E di Franceschi il sanguinoso mucchio,

sotto le branche verdi si ritrova.

(Inferno, Canto XVII)

Secondo la tradizione il celebre astronomo Guido Bonatti (ricordato da Dante in Inferno, XX, 118), dall’alto del campanile, avrebbe esplorato le mosse dei Guelfi nemici, e col suono convenuto delle campane con Guido da Montefeltro, capitano dei Ghibellini forlivesi, avrebbe contribuito alla vittoria e strage dei francesi. (Le branche verdi sono gli Ordelaffi).

Tessuto urbano: edifici pubblici e privati

Palazzo Paolucci de Calboli (Via Piero Maroncelli 19):

– lapide sull’edificio con terzine dantesche relative al ricordo di Rinieri de Calboli.

– affresco ottocentesco che ripercorre la storia della famiglia Paolucci de Calboli e che raffigura Dante.

Palazzo Albicini (già Ordelaffi):

– lapide che ricorda l’ospitalità data a Dante e Carducci

Aneddoti danteschi forlivesi

Aurelio e Giorgina Saffi e la Divina Commedia:

Giorgina Saffi, essendole impedito dal padre di vedersi con Aurelio, aveva stabilito con lo stesso di leggere le stesse terzine dantesche alla stessa ora del giorno.

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