Forlì Città Universitaria, d’arte e di cultura

Si fa tanto parlare di “integrazione” di “sistema”, in altre parole, di “mettersi insieme” a fare le cose, perché si faccia tutti meno fatica e si ottengano più risultati, ma se c’è un esempio di successo di questo, in città, questa è la Settimana del Buon Vivere, infaticabilmente condotta da Monica Fantini.

Si è definito un marchio (l’hardware?), e lo si è riempito di contenuti (software?) fatti dalla gente, dai cittadini, dalle associazioni, e anche, qualche volta, prodotti in proprio.

Noi oggi parliamo di “festival 2.0” o di chissà quale altra definizione innovativa, ma si tratta solo di mettersi insieme e definire un cappello unico, attraverso cui, nella completa libertà di movimento (ci mancherebbe), ognuno viene valorizzato.

Qualche settimana fa, ero nelle dolomiti nella Val di Non, e girando in auto sono capitato in mezzo a milioni (ripeto milioni) di alberi di mele. Incuriosito, mi sono avvicinato e ho capito che si trattava della unione di tantissimi contadini che hanno deciso di associarsi e lanciare insieme un marchio (in questo caso Melinda, non è per far pubblicità, ma per far capire). Mutatis mutandi, ieri quell’iniziativa culturale era solo una iniziativa culturale, oggi è all’interno di un contenitore (in questo caso il Festival del Buon Vivere che, pur lasciandola libera di fare, la valorizza.

Quando penso a Forlì, con i suoi quasi 7000 studenti, centinaia di associazioni culturali, decine di monumenti, vorrei davvero che ogni forlivese l’avesse in mente: “Forlì, Citta Universitaria, d’arte e di cultura”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *