Cultura, economia e tasse comunali, al tempo del Coronavirus

Se non ci sono più clienti, le imprese falliscono, e quindi non ci sono più nemmeno gli stipendi e i guadagni degli imprenditori.
E senza un’economia florida, non c’e’ più nemmeno “cultura”, tantomeno “donazioni” o “sponsorizzazioni”.
E se la gente non ha lo stipendio, e gli imprenditori non hanno soldi, nessuno paga le tasse. E dunque saltano anche i servizi pubblici. E ovviamente la prima a rimetterci è la cultura.
Quindi affermare che la soluzione è cancellare le tasse comunali, è come dire che per salvare una città dall’inondazione bisogna dotare tutti di un secchiello.

Quando non ho più soldi qual è la prima cosa che smetto di pagare?
Il cibo? No, perché devo mangiare.
La luce o il gas? No, perché poi come faccio a vedere e riscaldarmi?
Se invece non pago le tasse, divento “evasore”, ma almeno sopravvivo.

C’e’ un solo modo per reagire nettamente e in modo visibile a questa emergenza: eliminare le tasse sul lavoro, per un mese, meglio due mesi, meglio ancora  tre mesi.
Un esempio: un ristoratore che è tarato per fare 100 coperti (e quindi ha cuochi, camerieri, servizi per 100 coperti) se da un giorno all’altro inizia a fare 3 coperti, e fa 3 coperti al giorno per 3 mesi, come fa a resistere? Non ha nessuna possibilità. E con lui tutti i suoi cuochi, camerieri, ecc perdono il lavoro.
Secondo voi, non dorme la notte perché deve pagare l’Imu, o perché ha il problema che fallirà visto che non ha più un euro in cassa?
E se nessuno paga gli stipendi chi va a fare la spesa, chi va nei negozi? Chi va nei ristoranti?

Questo è il vero collasso.
Se Dio ci aiuta, magari non avremo tanti morti per il Coronavirus, ma di certo avremo migliaia di imprese fallite.
Bisogna intervenire subito.
Le manovre incerte e dubbiose di questo governo, che propone i “voucher per le baby sitter” o “il congedo parentale” (se la gente è in congedo chi lavora? Nessuno?), sono completamente insufficienti.
Si deve smettere, oggi, di far pagare agli imprenditori Irpef, Inps, ecc, per almeno 3 mesi nelle tre regioni più colpite.

Questa è la cosa da fare con urgenza, per far respirare le aziende e permettere a chi lavora di continuare a ricevere lo stipendio e un lavoro.

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