Un interessante intervista ad Ruggero Sintoni di Accademia Perduta e Romagna Teatri

UNA BELLA INTERVISTA A RUGGERO SINTONI

Sono grato ad Accademia Perduta/Romagna Teatri per la bella “stagione” che è riuscito a programmare anche quest’anno e mi congratulo per il riscontro in termini di adesione da parte di tanti cittadini.

Questa occasione mi porta a riflettere sulla partecipazione delle persone al mondo del teatro. Perché, al di là del successo della “nostra” Accademia Perduta, è noto che ancora un numero troppo limitato di cittadini frequenta il teatro.

Bernard Lahire, spiega che: “L’estraneità di gran parte della popolazioneal teatro è solo l’ultimo anello della lunga opera di separazione fra cultura«alta» e cultura «popolare», una separazione deliberatamente perseguita nell’Ottocento e nel primo Novecento, e concretizzatasi nella creazione di istituzioni culturali proprie alle classi dominanti”.

Pensiamo, per esempio, a come è stato “ridotto” Shakespeare. Lawrence Levine ha spiegato che: “Shakespeare era un intrattenimento popolare nel XIX secolo e svolgeva il ruolo che i film avrebbero svolto nella prima metà del XX: era un’istituzione caleidoscopica e democratica, che offriva un menù estremamente vario a tutte le classi e i gruppi socioeconomici».

Il pubblico di Shakespearecomprendeva «vecchi e giovani, ricchi e poveri, padroni e servitori, papisti e puritani, uomini di chiesa e statisti. Il pubblico fischiava, applaudiva, partecipava. Solo a fine Ottocento la strategia di imporre una contemplazione totalmente passiva si impose, segmentando i pubblici e trasformando un divertimento comune a tutte le classi sociali in una pratica culturale delle sole «persone colte».

Nel Novecento, Shakespeare fu «trasformato da un autore per l’intero pubblico in uno per una audience specifica. La metamorfosi fu da cultura popolare a cultura educata, da intrattenimento a erudizione, dalla proprietà dell’uomo della strada al possesso di circoli elitari».

Per fortuna, oggi sono tornate di moda molte forme di fruizione culturale simili a quelle descritte da Levine: Sermonti che legge Dante in piazza, migliaia di persone che frequentano il Festival della Filosofia di Modena, quello dell’Economia di Trento o il Festival e letteratura di Mantova. Senza contare le lezioni di Storia all’Auditorium di Roma o il Festival del Giornalismo a Ferrara.

È chiaro quindi che l’immagine di un Teatro come quello di un servizio riservato a poche persone è quanto di più distante dagli obiettivi che si pone questo Assessorato nell’inaugurare la nuova bellissima stagione teatrale del Teatro Diego Fabbri. Per questo, con la stessa Accademia Perduta, lavoreremo perché il Teatro ritorni ad essere parte della cultura “calda” della città, parte di un’offerta culturale aperta al più largo pubblico possibile.

Avanti!

 

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