Il teatro è un luogo sicuro, per via del suo pubblico

Il Teatro Diego Fabbri, in corso Diaz a Forlì

Lo spazio, il distanziamento, il pubblico responsabile. Cosa c’è di più?

Lo ripeto: i nostri teatri, i nostri luoghi della cultura, proprio in ragione di tutto il lavoro che abbiamo svolto, sono luoghi sicuri sia per gli spettacoli che per eventuali incontri.

In ragione di tutto il lavoro svolto, di un modo di stare insieme che abbiamo proposto e appreso durante tutta l’estate. Abbiamo imparato a tenere la mascherina, a tenere le mani igienizzate, a stare in fila ordinati, sederci distanziati, parlarci a un metro e mezzo.

Così tutta l’estate anche perché sapevamo che ci aspettava un autunno difficile, serviva allenamento, serviva attrezzarci.

Eppure cosa vediamo? Che appena salgono i contagi, arrivano paura e incertezza, e il rischio di entrare in una visione della realtà distaccata dalle vere dimensioni del pericolo. Il rischio è quello di non continuare a vivere. Dobbiamo aiutarci a essere certi che possiamo vivere. Con prudenza, serenità, mantenendo la capacità di relazioni. Con la mascherina, l’igiene delle mani, il distanziamento.

Proprio in forza di tutto ciò non è ragionevole immaginare che proprio il teatro sia luogo di contagio. Per via del suo pubblico.

Un pubblico attento. Che appena non si sente bene sta a casa, per rispetto di tutti. Che siede un sedile sì e uno no, perché lo staff li ha bloccati così e a file sfalsate per il maggior distanziamento. Un pubblico che tiene la mascherina, tanto gli interessa vivere quello che sta accadendo sul palco davanti ai suoi occhi. Un pubblico vivo che non vuole perdere la vita vivendo, come scriveva Eliot. Il pubblico del teatro fa del teatro il luogo sicuro che è.

Se nemmeno si ritiene sicuro uno spazio così grande, dove il pubblico è prudente, dove è possibile distanziare, allora ditemi voi cosa è sicuro, cosa ci possa essere di più sicuro.

https://www.forlitoday.it/cronaca/coronavirus-l-appello-dell-assessore-melandri-teatri-sicuri-dobbiamo-continuare-a-vivere.html

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