Caterina Sforza simbolo di Forlì.
Alzi la mano chi a Forlì era interessato a Caterina Sforza anche prima del Festival che ha chiuso la Rassegna estiva.
Senza barare. Perché è un fatto: solo da alcuni mesi in città si parla in maniera diffusa della Tigre di Forlì. Prima argomento riservato ai pochi appassionati. Poi sulla bocca di tutti. Fino al documentario trasmesso su Rai Storia (canale 54) e Rai 5 (canale 23).
Guardatelo anche voi: è sempre visibile su RaiPlay e basta un clic.
Tra le riprese panoramiche di piazza Saffi, del chiostro di San Mercuriale e della Rocca di Ravaldino – che qualcuno chiama Rocca di Caterina Sforza – il documentario Rai mostra Forlì e la vita della Tigre. Il più impressionante è narrato da Machiavelli: scrisse che Caterina, sotto duro attacco durante la congiura degli Orsi e degli Ordelaffi, per rientrare nella sua Rocca di Ravaldino, lasciò i figli in ostaggio. Ma una volta dentro si barricò e alzò la gonna: “Io ho qua lo stampo per farne altri”. Non è storia, solo leggenda, e comunque i figli furono risparmiati.
Oltre a disorientare i ricattatori e a far diventare verdi di paura i figli regnò su Forlì resistendo a congiure, morti violente, e altro ancora, godendo della passione per la botanica.
Ne è la prova il bellissimo Pestapepe. L’opera esposta nella nostra Pinacoteca Civica al San Domenico, è partita per il Museo del Louvre dove resterà fino al 18 gennaio, in un’esposizione curata anche dal Castello Sforzesco (sic!) di Milano. Decorava l’ingresso dello speziale di Caterina Sforza. La bottega si trovava in Borgo Ravaldino, nell’attuale Corso Diaz.
La storia di Caterina è stata raccontata nella memorabile serata del 17 settembre, sotto le stelle in Arena San Domenico.
Una serata-spettacolo sotto la direzione artistica di Davide Rondoni che ha legato la figura della Signora amante del potere, della bellezza mantenuta grazie a preparati erboristici, alle questioni di oggi.
Dove il pubblico ha potuto incontrare Caterina Sforza nella voce narrante di Eleonora Mazzoni, scrittrice forlivese, e nell’interpretazione dell’attrice Iaia Forte, nella foto ritratta davanti al Pestapepe dato che il mattino seguente ha visitato la nostra Pinacoteca cittadina.